Ci sono brani che non si ascoltano, si attraversano.
Atlas Air è uno di questi.
Un viaggio sonoro che si muove lento e affilato dentro un’atmosfera densa, spessa, come un’aria che non è più respiro ma oppressione.
Pubblicata nel 2010 all’interno dell’EP Splitting the Atom, Atlas Air è una delle tracce più oscure e politiche dei Massive Attack. Un titolo che evoca potenza e leggerezza insieme: l’aria di Atlante, il titano condannato a reggere il cielo. Ma qui non c’è leggenda né mitologia: c’è il peso del mondo contemporaneo, c’è l’ansia di vivere in una società sorvegliata, digitale, disumanizzata.
La traccia si apre con un battito meccanico, come un cuore che ha smesso di battere per cominciare a marciare. L’elettronica è sporca, distorta, frantumata.
La voce di 3D – sussurrata, tagliente – emerge da una nebbia sonora che non lascia respiro. “You’re lost in the dead zone”, canta. E non sai se sta parlando di una guerra, di un blackout mentale o della nostra società. Probabilmente di tutte e tre.
Nel 2011, Atlas Air diventa anche un cortometraggio animato diretto da Edouard Salier.
Un coniglio in una tuta militare attraversa paesaggi post-apocalittici, bombardamenti, deserti industriali. Non c’è redenzione, né pace. Solo un’andatura ipnotica verso la distruzione.
È un’allucinazione politica.
È Guernica con i beat.
È la guerra resa cartoon per farci capire che non è più finzione.
I Massive Attack non hanno mai separato il suono dalla responsabilità.
Atlas Air nasce in un decennio segnato da guerre “invisibili”, da droni che colpiscono senza rumore, da verità sepolte nei server. Non è un caso che Del Naja sia anche attivista, artista visivo, hacker culturale.
Questo brano è il manifesto del loro impegno: una colonna sonora per un mondo che corre verso l’implosione, dove anche l’aria ha un costo, un confine, una proprietà.
E allora, Atlas Air diventa ancora più potente quando la si ascolta da qui, da Napoli.
Da una città che vive il peso dell’aria ogni giorno – per la sua storia, la sua memoria, la sua fame di futuro.
Una città che conosce bene la bellezza di ciò che non si può toccare, ma si respira. Che sa che l’aria è politica, come il suono.
Conclusione
Atlas Air non è solo una traccia musicale.
È un’opera totale, dove ritmo, immaginario e denuncia si fondono in una vertigine elettronica.
È un pugno nello stomaco con guanti di velluto nero.
È la prova che i Massive Attack non fanno canzoni: costruiscono ambienti morali dove siamo tutti chiamati a prendere posizione.
Il rapporto tra Massive Attack e Napoli è ormai storia. E quest anno si ritroveranno al Noisy Naples Fest.
“L’aria di Atlante non regge più il cielo.
Sta reggendo noi. E noi pesiamo troppo.”